mercoledì 10 ottobre 2007

DIRIGENTI MUNICIPALI STRAPAGATI?
PI FORZA, HANNO I SUPERPOTERI!

Peppineddro Calafato era emigrato quanno ancora a Montelusa c’erano le pintaiota di colore verde, “a circolari”. Ma lui a quel tempo era ancora cchiù al virdi, scacciato veramente como una panella. Tanto è vero che addecise di partire. Destinazione Reggio Emilia, ridente cittadina del Nord dove, si diceva, si mangiava bene, si guadagnava benissimo e, soprattutto, c’erano le fimmini chiù famose dello Stivale. Calafato di strata ne aviva fatta tanta. Nentidimeno era addivintato dirigenti del Municipio di Reggio Emilia.

Quella matina Peppineddro, doppo aviri dato una botta all'immancabili “L'Unità”, stava sfoglianno il giornali che ogni matina coll'abbonamento gli arrivava gritto gritto dalla Sicilia. Era luntano, però le radici le voleva mantenìri. Una volta finita la sò carriera sarebbe arritornato nella sua Montelusa. Peppino dunquemente liggiva il giornale, quannu, improvvisamente e senza né chi né comu, e senza dire né ai né bai, addiventò talmente russu che la bannera del Pci che sventolava dall’altra parte della piazza, sotto al balconi della Casa del Popolo, a confronto pariva rosa pallito. Era furiuso Peppineddro Calafato. Lo videro scinniri le scale a quattro a quattro. Sembrava che il tirrimoto lo avesse cogliuto di sorprisa e che non aveva autro scopo ca scappare. Si diresse all’ufficio Anagrafe del Municipio di Reggio nell’Emilia, l’ufficio che dipenneva da lui medesimo.

In quanto tempo rilasciamo i certificati?”, sibilò con tono inquisitorio Peppineddro arrivolgennosi all’impiegato. Pariva quel fituso di Torquemada mentre interrogava i prigionieri dell’Inquisizione.

Naturalmente a vista!”, si lassò scappare l’impiegato arrimasto alloccuto dalla domanna e dall'agitazione del suo capo. I vuci si alzarono che pariva il mercato che ogni venerdì a Montelusa scassa i cabasisi ai residenti della zona del Campo sportivo.

Da ora in poi”, declamò solennementi Peppineddro Calafato, tradendo nella sua cadenza l'origine montelusana, “i certificati si consegnano una volta alla settimana. Mai più a vista. E se qualcuno protesta, ditegli che non ci deve scassare la minchia! Ordine del dirigente!”.

***

Non ci putiva pigliare sonno, Peppineddro Calafato. Quella notte il suo letto pariva popolato da formicole che cercavano di mangiatisillu vivo. Ma come? Lui che travagliava come un nìvuro durante lo schiavismo guadagnava manco 80 mila euro l’anno (lordi) e con i documenti rilasciati in giornata e i suoi colleghi di Montelusa invece ne guadagnavano 130 mila?

Socchmell! Reggio nell’Emilia deve imparare la Montelusa” disse Peppineddro Calafato al suo sinnaco “così anche io potrò ambire a ben altro. Voglio l’aumento. Minchia!”.

***

Officio Anagrafe del Municipio di Montelusa, stessa ora.

Calorio Generose, trasuto nell'officio, senza manco fari la fila si era arrivolgiuto all'mpiegato municipale che si stava bellamente liggenno il giornale mentre si liccava una gigantesca brioscia col gelato.

Bongiorno”, disse Calorio.

Stava per continuare a parlari quanno l'impiegato, proiennoci un foglio, ci fa: “Tinissi, il suo certificato di residenza pronto è”.

Calorio arristò 'mparpagliato. Non cridiva ai suoi occhi. Lui al Comune c’era juto per arrichiedere il certificato di residenza a Santulì così avrebbe pagato la luce molto di meno assà. E al Comune già lo sapevano. “Ma come minchia putiva essere? Ma chi sono i Sivizzi segreti o l'officio anagrafe?”, si addomannava tra sé, strammato preciso.

Ma come gargia di minchia lo sapevate ca mi serviva propiamente quel certificato” , addomannò ancora stupefaciuto Calorio all’impiegato del Municipio di Montelusa.

Ah! Con rispetto parlanno, che minchia ne so io?”, disse dall'autra parte della bancata l'impiegato. “Vossia deve arringraziare il nostro dirigente! E’ iddru che fa funzionare i nostri offici meglio che a Reggio Emilia”.

Artemio Carnazza
patrecarnazza@gmail.com

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