mercoledì 10 ottobre 2007

DIRIGENTI MUNICIPALI STRAPAGATI?
PI FORZA, HANNO I SUPERPOTERI!

Peppineddro Calafato era emigrato quanno ancora a Montelusa c’erano le pintaiota di colore verde, “a circolari”. Ma lui a quel tempo era ancora cchiù al virdi, scacciato veramente como una panella. Tanto è vero che addecise di partire. Destinazione Reggio Emilia, ridente cittadina del Nord dove, si diceva, si mangiava bene, si guadagnava benissimo e, soprattutto, c’erano le fimmini chiù famose dello Stivale. Calafato di strata ne aviva fatta tanta. Nentidimeno era addivintato dirigenti del Municipio di Reggio Emilia.

Quella matina Peppineddro, doppo aviri dato una botta all'immancabili “L'Unità”, stava sfoglianno il giornali che ogni matina coll'abbonamento gli arrivava gritto gritto dalla Sicilia. Era luntano, però le radici le voleva mantenìri. Una volta finita la sò carriera sarebbe arritornato nella sua Montelusa. Peppino dunquemente liggiva il giornale, quannu, improvvisamente e senza né chi né comu, e senza dire né ai né bai, addiventò talmente russu che la bannera del Pci che sventolava dall’altra parte della piazza, sotto al balconi della Casa del Popolo, a confronto pariva rosa pallito. Era furiuso Peppineddro Calafato. Lo videro scinniri le scale a quattro a quattro. Sembrava che il tirrimoto lo avesse cogliuto di sorprisa e che non aveva autro scopo ca scappare. Si diresse all’ufficio Anagrafe del Municipio di Reggio nell’Emilia, l’ufficio che dipenneva da lui medesimo.

In quanto tempo rilasciamo i certificati?”, sibilò con tono inquisitorio Peppineddro arrivolgennosi all’impiegato. Pariva quel fituso di Torquemada mentre interrogava i prigionieri dell’Inquisizione.

Naturalmente a vista!”, si lassò scappare l’impiegato arrimasto alloccuto dalla domanna e dall'agitazione del suo capo. I vuci si alzarono che pariva il mercato che ogni venerdì a Montelusa scassa i cabasisi ai residenti della zona del Campo sportivo.

Da ora in poi”, declamò solennementi Peppineddro Calafato, tradendo nella sua cadenza l'origine montelusana, “i certificati si consegnano una volta alla settimana. Mai più a vista. E se qualcuno protesta, ditegli che non ci deve scassare la minchia! Ordine del dirigente!”.

***

Non ci putiva pigliare sonno, Peppineddro Calafato. Quella notte il suo letto pariva popolato da formicole che cercavano di mangiatisillu vivo. Ma come? Lui che travagliava come un nìvuro durante lo schiavismo guadagnava manco 80 mila euro l’anno (lordi) e con i documenti rilasciati in giornata e i suoi colleghi di Montelusa invece ne guadagnavano 130 mila?

Socchmell! Reggio nell’Emilia deve imparare la Montelusa” disse Peppineddro Calafato al suo sinnaco “così anche io potrò ambire a ben altro. Voglio l’aumento. Minchia!”.

***

Officio Anagrafe del Municipio di Montelusa, stessa ora.

Calorio Generose, trasuto nell'officio, senza manco fari la fila si era arrivolgiuto all'mpiegato municipale che si stava bellamente liggenno il giornale mentre si liccava una gigantesca brioscia col gelato.

Bongiorno”, disse Calorio.

Stava per continuare a parlari quanno l'impiegato, proiennoci un foglio, ci fa: “Tinissi, il suo certificato di residenza pronto è”.

Calorio arristò 'mparpagliato. Non cridiva ai suoi occhi. Lui al Comune c’era juto per arrichiedere il certificato di residenza a Santulì così avrebbe pagato la luce molto di meno assà. E al Comune già lo sapevano. “Ma come minchia putiva essere? Ma chi sono i Sivizzi segreti o l'officio anagrafe?”, si addomannava tra sé, strammato preciso.

Ma come gargia di minchia lo sapevate ca mi serviva propiamente quel certificato” , addomannò ancora stupefaciuto Calorio all’impiegato del Municipio di Montelusa.

Ah! Con rispetto parlanno, che minchia ne so io?”, disse dall'autra parte della bancata l'impiegato. “Vossia deve arringraziare il nostro dirigente! E’ iddru che fa funzionare i nostri offici meglio che a Reggio Emilia”.

Artemio Carnazza
patrecarnazza@gmail.com

venerdì 7 settembre 2007

LAVAVITRA, PARCHEGGIATORI E PIZZO
Da Montelusa a Torino: sicurezza, legalità e discursi a gargia di minchia

Infuria in capo a li mezzi d’informazzioni nazzionali una arraggiata polemica sulla sicurezza ca coinvolge lavavitra e parcheggiatori abbusivi. Solitamenti, chi si assuppa le insistenze dei primi, ca ti allordano il vitro con la scumazza prima ca tu abbia tempu di diri bai, viene risparmiato dalle minacce di gracciona sulla machina e vitra rutti dell’avutri. Infatti i lavavitra sono tipicamenti un fenomeno centro-nordista mentri ca i parcheggiatori abbusivi sonno (finora) un fenomeno sudista. Qualichi eccezzione degna di nota è l’area urbana di Torino, ca ultimamenti era letteralmente infestata dalla piaga dei parcheggiatori abbusivi.

Io ca sogno emigrato al centro-nord fin da ragazzo ma ca mi ostino a frequentari assiduamenti Montelusa nei periodi di vacanza ed in qualiche uikend, mi sono finora assuppato gli uni e l’avutri. Ma al ritorno da li ferii, ho attrovato la novità ca il Sinnaco di Firenzi Domenici ha vietato, con un’ordinanza temporanea, la pratica del lavaggio semaforile. E quindi, quanno ca arrivo la matina presto a li semafori di Novoli con il giramento di cabasisi pirché devo annare currenno a travagliare e c’è un trafico ca pari Pechino, non haio cchiù lo scassamento di minchia a virrina del lavavitro di turno ca mi fa la minchia a maccarroncino. E chisto sulo pirché sono masculo, ho la facci arraggiata e piso chioassà di cento chila... pirché con le fimmine, ca non hanno né cabasisi né minchia, sono molto più aggressivi, e immeci ca il giramento di cabasisi a virrina o la minchia a maccarroncino, ci fanno veniri lu cacazzu si s’arrefiutano di pagari. Benvenuta l’ordinanza Domenici-Cioni pir quanto m’arriguarda. A mia un lavavitro ca educatamenti mi addumanna se mi pò lavari il vitro con il semaforo russo non mi duna alcun fastidio. Ma se i metodi addiventano aggressivi e/o violenti allura il poblema sociali è il mio...

A Montelusa immeci, anche quest’estati, nonostante le rassicurazioni degli assessori della giunta Gambuto ed i roboanti titoli di giurnala (vedasi la pagina montelusana del “Gazzettino di Sicilia” di martedì quartoddici agusto 2007), i parcheggiatori abbusivi a Montelusa e a Santolì hanno fatto la minchia che hanno voluto, con il beneplacito della Benemerita e della Questura, che tollerano sotto i propri occhi la prepotente, illegale e malavitosa gestione della Chiazza Vittoriu Emanueli (tanto pir fari un virtuoso esempio) di cui sono protagonisti malacarne nostrali e d’importazione. Como se in Italia, ed in Sicilia in particolare, avissimo bisogno di malacarne d’importazione: con rispetto parlanno, quanto a dilinquenza, i malacarne nostrali se la sentono sucare da cu minchia egghiè, sebbeni sia doviroso muntuare ca ultimamenti nelle classifiche dei malacarne sonno entrati prepotentementi individui dell’est europeo e della peninsula balcanica. E tornando alla quistione di la Chiazza Vittoriu Emanueli lato Benemerita: como gargia di minchia è possibbili ca uno avi a pagari la parkicardi e daricci puru un euro a u magrebbinu? Lo stisso magrebbinu “gestisce” da alcuni anni anche l’eghis eliporto di Santolì insemmola a sò frate e sò figlio. La prisenza dei 3 magrebbini all’eghis eliporto di Santolì, pir la virità, è necessaria nelle sirate di burdello pirché, nonostante i roboanti cartelli di Cortiliana memoria, esposti sul viale dei Pini (“Eghis Eliporto: cincocento posti auto!”), all’eghis eliporto mancano le strisce ‘nterra e se non ci fossiro li magrebbini a ordinari il parcheggio, di machine non ce ne trasissero manco cento. Ma io mi addomando e dico (e lo addomando anche all’amico assessori Francuzzo Jacopo ‘ntiso CapoCampo) :Pirché non ci sonno le strisce in terra, ca renderebbiro inutile la prisenzia dei sullodati parcheggiatori abbusivi? Il comuni non avi grana pir la pittura? Facemo una colletta! Io ci metto i vinti euro ca ho sparagnato in tutte le sirate ca ho parcheggiato limitandomi a fare il mio ddoviri di cittadino e paganno la parkicardi quanno che si ddoviva pagari e sciarriandomi a mio rischio e piricolo con i parcheggiatori abbusivi senza pagari il pizzo. Si, cari lettori: pizzo. Avete letto bene: di pizzo si tratta! E avutri vinti euro sogno sicuro ca ce li metterebbi l’amico mè Pino Gambuto ca una vota, dopo aver parcheggiato, si è sintuto dire in siculo-magrebbino: “Chi sì ‘a tò casa ca parcheggi senza addumannarimi permisso?” e un’avutra vota, tra il serio ed il faceto, ha avuto puro minacce di morte da parti di uno dei sullodati abbusivi magrebbini. E avutri deci euro ce li metterebbi Giuseppa Ligranni –mogliere di un amico mè– sulla cui automobbili una vota si permise di acchianare, con fare minaccioso, un parcheggiatori abbusivo al quale 50 centesimi non abbastavano pirché vuliva almeno un Euro, manzinnò ci arrimetteva con le spise. Como? chi ddici? Ah, ho capito: non fanno le strisce mansinnò avissiro a fari puro i corsi di formazioni professionali pir l’automobbilisti montelusani ca sonno quasica tutti allergici alle strisce e le ignorano bellamenti.

Comunchi, pir accurzare (mansinnò il Direttori Genuardi mi taglia), non ci scassasse la minchia il ministro Ferrero con i sò discursa a funcia di minchia sul disaggio sociali ca sta darrè ai finomeni di microcriminalità. Accominciamo a considerari puro il disaggio sociali di chi deve sottostare agli atteggiamenti violenti, aggressivi ed estortori di chi espropria la cittadinanza del legittimo uso del suolo pubblico. E poi non ci ammucciamo darrè ad una foglia di ficu: il ministro Ferrero sapi benissimo ca darrè ad una spartizione di zone di parcheggio gestito abbusivamente o semafori pir lavavitra, o marciapedi pir le bagasce c’è il racket e la gestione illegale del territorio da parte della mafia. Como ha ditto la eghis vice sinnaca Maria Casta Pica in una delle sue urtime esternazioni, “Arriprendiamoci la città" !!!” (ndr: ma iddra dove gargia di minchia era negli urtimi deci anni?).

I parcheggiatori ca vogliono fare il misteri sò in modo legali formino delle cooperative di gestione dei parcheggi, dimentichino gli atteggiamenti aggressivi e mafiosi ed escano dall’illegalità. Doppo potremo parlari di “Vocazioni Turistica della Valli dei Templi.” Si non siamo capaci di ricuperare tanticchia di legalità, meglio ca invochiamo lo Mpù Ssunami (il tremendo marimoto del canali di Sicilia) pir cancillare per sempri questi minchia di Templi, accussì possiamo fari Rigassificatori, Frabbiche e ‘nsoccu minchia vulemu....
Lassanno perdiri le metafore, forza Francuzzo CapoCampo: fìcato ci voli. Lo saccio ca le famiglie dei parcheggiatori rappresentano un serbatoio di alcune centinaia di voti, ma penso ca tu, ca non hai alcun bisogno di assicurazioni sulla vita politica pirché il misteri tò, (arringrazziando la Madonna alla manera di Totòneddro Buffaro) ce lo hai, possa essere protagonista di un atto di coraggio di cui moltissimi cittadini (molti di più di quelle centinaia di voti) vi saranno grati: arregolarizzate questi minchia di parcheggi, concedendo eventualmente agli abusivi delle regolari concessioni e costringendoli ad usare metodi legali per la riscossione e non le minacce di atti vandalici come adesso avviene.

Bibì Metallurgico
bibimetallurgico@gmail.com

martedì 21 agosto 2007

A MINCHIA E' MINCHIA

Oggi vogliamo richiamare l’attenzioni dei lettori (qualora ce ne fossi di bisogno) su como la minchia sia un insostituibbili pilastro della parlata montelusana. della serie: como minchia potessimo dari la giusta espressività al nostro parlare senza l’uso (e talvolta abuso) della minchia? Ospitiamo un contributo di Shrek e Fiona Metallurgico (cugini del nostro corrispondente Bibì Metallurgico), accademici della minchia nell’arte, nella letteratura e nell’antropologia nonché appassionati di minchiate varie. Di seguito riportiamo un elenco non esaustivo del comune uso che si fa della minchia. Ma prima vogliamo sottolineare ca, contrariamente a quanto affermato recentemente da un ministro internista dell’attuale governo di centromancino, che ha fatto discorsi a gargia di minchia su una presunta tradizioni siculo-pakistana di sminchiare se non ammazzare a lignate mogli, figlie e sorelle, la tradizionale cultura siciliana, pur patriarcale, maschilista e fallocratica, è in realtà, profondamente e religiosamente rispettosa di tutto ciò che è fimmina. Prova ne sia che ha riservato il genere femminile a quello che è stato l’indiscusso (fino a ieri) simbolo del potere: minchia è femminile! Il ministro Amabbile se ne faccia una rraggione!


Uso como aggettivo (pir classificari le pirsone):

  • Testa di minchia

  • Facci di minchia

  • Minchia china d’acqua (idropenesaturo negli ambienti più sciccosi)

  • Minchia di mare (desueto)

  • Minchione

  • Minchiarrone


Uso como avverbio (pir classificare le minchiate fatte dalle pirsone):

  • (fari i cosi a) minchia

  • (fari i cosi a) minchia china

  • (fari i cosi a) coppola di minchia

  • (fari i cosi a) fungia di minchia

  • (fari i cosi a) gargia di minchia (tipicamente montelusano, sconosciuto a Palermo)

  • (fari i cosi a) minchia di puvireddu


Altri “idioms” degni di nota:

  • Un mi cacari a minchia

  • MCN (acronimo di “Minchia Cacata Nenti”)

  • Minchia! (seguito da: “Chi friddo ca c’è,” “Chi fami chi haio,” “Chi siti chi haio,” etc.)

  • ...ah sta minchia!!!!

  • ...ah sta pompa di minchia

  • Sta gran fungia di minchia

  • Sta gran fungiazza di minchia

  • (Quel consiglieri comunali) non capisci una minchia

  • Non saccio una minchia! (omertoso)

  • Mi ‘mporta ‘na minchia

  • Ma chi minchia dici?

  • Ma como minchia parli?

  • (Sta cosa) ‘un ci trasi una minchia

  • Mi vulissi unghiari la minchia a corpi di martiddrina

  • Ma quali minchia....

  • Arridi sta minchia

  • Minchia papà!

  • ‘Un c’è minchia ca teni

  • Ma cu minchia è chiddro?

  • Ma tu cu minchia mi rappresenti?

  • Cu minchia si?

  • A cu minchia apparteni stu picciliddru?

  • Ma chi minchia di film ha fatto?

  • Soccu minchia vo fari fa

  • Ma como minchia ti persuadi?

  • Pari ca non ci curpi e immeci ci hai scassato la minchia pir davero

  • (Ti dugnu un) corpu di minchia ‘ntesta

  • (Al tiatro) c’era cu minchia è gghiè

  • Senti sta minchia e trema

  • Evviva sta minchia

  • (Arrivaru) Grazia, Grazieddra e Grazi sta minchia

  • Testa di mataminchia

  • Cu è cchiù minchia, carnalivali o cu ci va appressu?


Verbi

  • Amminchiarisi

  • Scassare la minchia

  • Rompere la minchia

  • Fare una minchiata

  • Fare una malaminchiata

  • Arriminchiarisi (Arriminchiati!, sinonimo di arriminati! – affrettati!)


Invitiamo i lettori a signaliare usi montelusani verbali (e solamente verbali, visto ca non volessimo fari pornografia) del sullodato pilastro ca ci fossiro sfuggiti scrivenno a: bibimetallurgico@gmail.com. Signaliamo ai lettori che molti usi siciliani della minchia sono pubblicati su: http://www.superkappa.com/index.php/homepage/pagine_minchia


(arringraziamo Shrek Metallurgico e Fiona Metallurgico per il pregevole contributo)

DA LU SBERGIQUE ALLA CRUASET MONTELUSANA
Storia delle disavventure di un turista sbergiese

Qualichi simanata fa un turista sbirgisi fiammingo di nome Dominiek Van Brussel (Minicheddro Di Brusselli) che - Dio e sua mogliere lo pirdonino per questa scelta scillirata - una volta arrivato alla pinsione ed alla consequenti liquitazione, volle farisi una vacanza nella Valle dei Templi.


Tante volte Minicheddro aveva sintuto parlare gli emigranti montelusani in Sbergio di quanto era beddra questa valle e tutto ciò che la circondava e avìa talmente insistuto con sua mogliere (ca emmeci voliva andare in Spagna) che per anni un facia autro che scassari la minchia jorno e notti per questo minchia di sospirato viaggio a Montelusa. E volle scegliere l’Hotel des Temples, uno degli hotel a quattro stiddre che si affollano nella cruaset
(in francisi è inspiegabilmente scrivuto croisette) nostrale, viene a dire lo Stratone del Villaggio Noè. Che, pi essiri sinceri, più che a una cruaset assumiglia a Las Vegas, talmente è pacchiana (appunto, na speci di stile barocco Las Vegas), ma accussì sminchiata che più che autro si potisse definiri na speci di Las Vegas dei povirazzi.


Sull’hotel niente da diri, a parte che se sinni iva in Croazia o in Grecia si la passava bene lo stisso con la mità dei sordi. E in più, doppo aviri contratto un mutuo pir pagari l’hotelli, non avrebbi stato cornuto e mazziato per la giusta punizione inflittagli da sua mogliere Lieve, fiamminga puro issa e solida assà di vrazza e di vastone.


Pir la virità non accapivano nessuno dei due como mai quei minchia di alberghi si attrovavano tutti in un posto tanto infame da cui non si vidivano i templi (cosa comprensibile per motivi di tutela del parco), non si vidiva nemmeno il mari (cosa meno comprensibili) e si vidivano solo ferramente esplosive peggio della bumma di Hiroshima (como ci ha ditto un autorevole cronista molto popolare su iutiub), chiese abbusive e tanti piccoli e granni esercizi commerciali ammucciati darrè a insegne megalomani. Per arrispondere a simili domanne bisognerebbi però contare una longa storia che affonda le radici nel secunno doppoguerra e coinvolge i vertici della Demagogia Cattolica locali (alcuni dei quali proprietari dei turreni attorno alla cruaset...) E quel fitente del Direttori Genuardi non mi concederebbe spazzio sufficienti.


Ma tant’è, Minicheddro e sua mogliere a Villaggio Noè per una simana intera dovivano stare e, tra una visita ed un’avutra ai templi, al museo o alla scala dei turchi, si facivano delle gran passiate per la sullodata cruaset. Piano piano accapirono pirché quel posto si chiamava Villaggio Noè: qualichi misteriosa mano di profeta lo aviva carricato (como alla bibblica arca) di coppie di armali di ogni genere! E questi armali non facivano avutro che esporre insegne pubbricitarie sempre cchiù gavute e sempri cchiù in menzo allo stratone, alla manera delle ricche famiglie di San Gimignano ca qualichi secolo fa jocavano a chi aisava la torre cchiù gavuta... “Ma le torri di San Gimignano, puro nella loro indiscutibbili abbusività, sono cchiù biddruzze assà delle insegne di Villaggio Noè,” protestava incazzata Lieve con sò marito Minicheddro che le voleva addolcire la pinnola raccontandole ca como le cchiù famose torri toscane, anche le insegne della cruaset erano gavute espressioni di italica creatività. Ma Lieve ne voliva conto (e che conto!) e raggione ed ogni sira si sfogava il nirbuso vastuniando pesantemente Minicheddro.


Un jorno Mincheddro aisò l’ingegno e volle provare a sparagnare le vastunate sirali, portando Lieve a passiare nelle strate trasversali ca tagliano la cruaset: non l’avisse mà fatto! Si attrovarono tra strate senza criterio, erba gavuta due metri, cani arraggiati, case mutilate (con i ferri ca spuntano dai pilastri, pronti pir aisare un nummaro a piaciri di avutri piani abbusivi) e l’onnipresente munnizza. E una chiuvuta improvvisa fece loro tastare puro una insolita avventura di rafting, vista l’assenza di impianto fognante e tombini nelle stratuzze stritte stritte rimaste inedificate como per miracolo tra un palazzo abbusivo ed un avutro.


E Minicheddro non si voliva dare di sutta: continuava ad incucchiare minchiate a sua mogliere, della serie “Lieve, non vidi como sonno creativi questi montelusani?” Grazzi a Dio la simanata finì e i due sbirgisi se ne poterono tornari nel loro poco creativo Sbergio con tutte quelle insipide casuzze di maduna rossi con regolare concessione e senza nemmeno un poco di creativa munnizza per le strate.

Bibì Metallurgico

lunedì 6 agosto 2007

Gas o Scianèl nùmmaro cinco?

Caro Dirittori, mi hai addomannato un articolo ma ho addeciso di schiverti una sorta di spogo, di pircorso di arraggionamento pirsonale. Un jorno capitò che taliando il giornale della matina l'occhio mi corse su un articulo che parlava di rigassificatori. A me mi parìa una cosa per accendere il gas della cucina in muratura quando si astuta, immece uno mi disse che il rigassificatore l'hanno a fare alla marina di Vigata, e che se santava tutto all'aria santavamo macari noiantri di Montelusa.
Abbonu, èmu, pinzavo, così chiamai qualcheduno che avevo letto sul giornale che parlava di questa cosa. In primisi talafuniavo ad un certu Galliano, che dicino che è contrario a questa cosa. L'abbocato Galliano mi disse che si esplode daranno jochi di foco, i tempri si spregieranno e si rovina la visuale di Montelusa, che ma parò a mia mi pare già tecchia spregiata con tutti questi tolli e le casazze abusive. Mi sembrava malo diriccillo, e allora lo arringraziai e chiamai l'antro abbocato Arbone.
Arbone avìa due belle gricchie a sbendola e gli occhi spiritati assà, mi disse ca con un incidente di motorino lo avevano sbinghiato e che comunchi lui era macari contrario perchè questa città deve fare lo sbiluppo del turismo. Io guardai malamente questo Arbone, doppiamenti perchè vidi puru che avìa una bella mogliera, e io pinzavo che io, che modestamente mi faccio taliare, prima che ho trovato un bell'omazzo feci passare trent'anni e me ne appi ad andare al Rabbateddo. Ma quali turismo, abbocà, ca li turisti non sanno manco dove pisciare e dopo un giorno non vedino l'ora di irisinne arrasso, che qui non c'è una minghia di fare e l'albergo costa quanto a Parigi?

Possibili, pinzai, che quarcheduno lo vuole, questo rigassificatori? Allora talafuniai al signor Muletto, che immeci lui questa cosa ci piaci assà. "Vede, signora Samanda" disse Muletto "io qua non so come devo fare, io faccio il sinnaco e ogni giornata arrivano due o tre sfacinnati che vogliono lavorare, ma travaglio non ne ho. Allora pinzavo con l'onorevole Buffaro che questa cosa poteva dare posti di lavoro, e poi francamente ci dico pure un'antra cosa: con questa cosa ci facciamo un bel gas che ci serve per scallarci e per farci la bella doccia carda, così non ci abbiamo bisogno di andare alla russia per accattarlo, e poi, anche se c'è una fuga di gas noi al feto di gas ci siamo abituati. Uno passa per Vigàta e Montelusa, e chi trova? Munnizza, ca l'Ato non ne vuole manco col mutuo, sorci come cunigliazzi e merda ca quando si squaglia fa gas, come il pirito di tutti gli sfacinnati che passìano ogni giorno. Pirito per pirito, meglio questo gas, che ci scalla, ci fa lavari con l'acqua carda e se scoppia pacienza, si mori una vonta sola".
Voi non ci crederete, cari amici littori, ma questo Muletto mi ha comminto eccome. Poi vidi pure il suo bel faccino sperto assai di mandrillo e quindi viva Muletto e viva il gas che ci scalla e ci dona l'acqua carda, e se santa all'aria chi se ne fotte, che ci può arrivare? Merda? E quella che avemo sempri nella faccia da 60 anni chi è, Scianèl nùmmaro 5?
Samanda Alaffa Bubba

mercoledì 25 luglio 2007

QUANNO IL GUAIN FA FARE EXPERIENCE

Siccomo hanno scrivuto in tanti, insollintiannocci pirchì non abbiamo dato notizia di un presunto grannissimo evento, di portata mondiali, recentemente arregistratosi a Montelusa, ci pare il caso di arrisponnere ai littori e spiegari il busillisi con questa recinzioni ritardata.


La risposta sicca alle domanne dei littori è: “No, non abbiamo affatto ammucciato il concerto montelusano degli Ert Guind En Faiar”. E non solo pirchè non è nostro costume dari notizie a cumminenza, anche pirchè non siamo un settimAnale, infattamente ora cercheremo di aspiegarci meglio.


Allora. E' vero che giornala stampati, giornala onlain e tilevisiona hanno annunciato lo straordinario evento. E' vero che giornala stampati, giornala onlain e tilevisiona hanno commentato, arrecinzuto e pinzino fatto vidiri il concerto del suddetto indimenticabbili gruppo fanchi che tra l'anni Sittanta e Ottanta in tutto il monno nni ha fatto da straordinaria colonna sonora alle nostre jornate.


Ora parò la quistione è questo: cu era sul parco osceno della rassegna eno-musicali Blus en guain a sunare e cantare le canzona dell'Ert Guind En Fair? Certamente non erino né Ert, né Guind, né tantomeno En Faiar. Ecco spiegato sempricemente pirchì non abbiamo dato notizia di concerti dell'Ert Guind En Faiar.


Ma ora vegno e mi spiego con un esempio di vita vissuta pirsonalmente di pirsona. Un jorno, a un congresso di moseca, una picidotta, con la quali io intratteneva una giam sescion, mi fa: “Lo sai che una vota mi ha capitato che ero vivuta di guain, insomma vino và,e ci ho fatto un lavoreddro part time con la vucca a uno, quello che fa battaria, dei ?”.

E io, senza scomponimi mentri iddra era 'mpignata nell'assolo di saghis, gli ho arrisponnuto: “Beddra me, non è perchè hai faciuto un pumpineddro al tammurinaro coi capiddri ricci e longhi che ora mi poi cantare Piccola Cheti dicenno che sei i !!! Al massimo al massimo poi diri di essere i Pù Experience. Insomma, tu cantamilla che io te la sono volentieri!”.


Iddra stava timidamente per arrebbricare ma la furminai dicennole: “Beddra me, cu a vucca china non si parla pirchì è mala educazione”. E doppo lo stimpagno la cosa finì ddrocu.


Parabbola significa: non abbasta sucalla a qualicheduno per addivintare quel qualicheduno-Experience. Confermo pertantamente che sul parco osceno del Blus end guain non hanno mai sunato gli Ert Guind End Faiar ma... Nii abbiamo caputo. Conchiudiamo dicenno pinzino che il Blus en guain non è manco per la minchia un appuntamento mosecale di portata mondiale, come quattro avvinazzati ìvano proclamanno in tilevisione. E' uno straordinario evento a livello rionale, questo è vero, lo ammittiamo. E comprimenti ai giornala e ai giornalisti che arriportanno notizie accussì precise contribuiscino a rennere il Corriere di Montelusa un organo d'inpormazione sempre più autorevoli. Grazzi assà.


Ma basta accussì, sennò poi stravio e mi unghio forti forti la minchia. Che poi arraggiarmi fa mali a me e alla mia famiglia, essenno io di origine siculo-pachistana. Infattamente chiuio in fretta l'articolo pirchè, com'è tradizione, devo curriri a casa per sminchiare a lignate mia mogliera. Alla prossima recinzione.

Filippo Genuardi

sabato 21 luglio 2007

Gerenza

Direttore:
Filippo Genuardi

Redazione:
Artemio Carnazza

Bibì Metallurgico

Samanda Alaffa Bubba di Calabria

Nicolò Zito

Beba Dileo